Castiraga Vidardo 4 febbraio 2013
Egregio Direttore de “Il Cittadino”,
negli ultimi vent’anni sia come ecologista a livello volontario che, in seguito a livello professionale, ho seguito le sorti del fiume Lambro.
Come volontario del WWF Lodigiano ho partecipato ad iniziative, dibattiti, raccolte di firme, campagne di informazione; come professionista ho scritto articoli e realizzato, grazie al Consorzio del Basso Lambro e all’attenzione delle insegnanti, tante lezioni dedicate alla situazione ecologica del fiume in tutte le scuole primarie dei comuni rivieraschi. Tante esperienze che hanno avuto lo scopo di informare, sensibilizzare e tenere vivo l’argomento.
Nello scorrere degli anni ho visto dei risultati che mi avevano portato una qualche speranza. I comuni hanno redatto i piani per il parco del Lambro di interesse sovra comunale (Plis); la regione Lombardia ha redatto il Contratto di fiume, realizzando anche uno splendido sito internet. A queste idee si è poi aggiunto il progetto di Parco regionale del Lambro promosso da un partito di opposizione in consiglio regionale.
Poi tutto questo è sembrato spegnersi, scemare, annebbiato da tanti problemi più gravi che la nostra Italia subisce. La riorganizzazione territoriale non ci ha certo aiutati. La scomparsa del Consorzio Basso Lambro, storica istituzione che ha sempre avuto il merito grazie ai suoi presidenti di tener vivo l’argomento, ora confluito nella Sal (società acqua Lodigiana) non ha portato per ora a puntare i riflettori sul fiume forse ancora più inquinato d’Italia. La crisi dei comuni fa sì che nessuno possa occuparsi del fiume.
Poi è cominciata la litania delle giustificazioni dei politici: “realizzeremo i progetti quando avremo i soldi“; “faremo qualcosa quando arriveranno i finanziamenti“; “purtroppo non abbiamo i fondi per…” e via di questo passo.
Ora tutto è fermo e tutto tace. La crisi sta facendo scomparire anche il Lambro?
Cristoforo Vecchietti
Lettera al quotidiano “Il Cittadino” pubblicata il giorno 8 febbraio 2013