E’ stata colpa del pentafillo. “Ah, che bello, un pentafillo!” mi era uscito così, incontrollato, passando tra i grandi tavoli con la sabbia del laboratorio di restauro, pieni di frammenti di affreschi d’epoca romana. È per le tue passioni che finisci citata nel catalogo di una mostra.
La Potentilla, anche detta pentafillo o cinquefoglie, è un’erba spontanea che cresce nei nostri campi. Il nome botanico, Potentilla, derivato dal latino e attribuito da Linneo, si potrebbe tradurre come “piccolo ma potente”, mentre il nome comune pentafillo “cinque foglie” deriva dal greco e riprende la caratteristica forma delle foglie. Infatti, la Potentilla è caratterizzata da una foglia palmata composta da cinque altre foglioline con margine seghettato e uno stupendo fiorellino giallo dalla corolla a cinque petali vagamente cuoriformi e molto luminosi.
Il suo frutto non è invitante, ma una sua cugina, la Potentilla indica, produce piccoli falsi frutti simili alle fragoline di bosco. Non so bene a quale specie precisa delle varie potentille riportate sui libri di botanica si riferisse Plinio nella sua Naturalis Historia, non certo quella ornamentale (Potentilla anserina “zampa d’oca”) che oggi si coltiva per tappeti erbosi fioriti e ha foglie pennatosette; più facilmente quella usata in erboristeria per le foglie e le rosse radici, che possiedono proprietà astringenti, vulnerarie, antiscorbutiche, antinfiammatorie e antidiarroiche (Potentilla reptans “erba pecorina”); non sono nemmeno certa che in epoca romana si conoscesse la Potentilla Indica detta anche fragola matta: magari non in Italia, visto che sembra sia stata importata solo nell’Ottocento dall’Asia.
Ciò che è certo è che i Romani – e anche i Greci – conoscevano il pentafillo, cinquefoglio o Potentilla, che dir si voglia, e ne facevano uso.
Il fatto che si trovasse discretamente dipinta sul fondo nero dell’affresco nel peristilio della Domus dei candelabri dorati di via Colletta a Cremona assume subito un senso se si legge la descrizione che ne fa Plinio:
“Tutti conoscono il cinquefoglie, che è raccomandato anche per le fragole che produce; i Greci lo chiamano pentapete o pentafillo o camezelo. Quando lo si estrae dalla terra la radice è rossa; questa poi, man mano che si secca, diventa nera e angolosa. Il nome deriva dal numero delle foglie. Quest’erba spunta e muore con la vite. Si usa anche per purificare le case.”
Gaius Plinius Secundus, Nat. Hist. XXV, LXII, 109
Curioso: tra le decorazioni del peristilio della Domus dei candelabri dorati sono stati trovati anche frammenti di affresco con foglie di vite avvinghiate ad una colonna, che suonano così bene pensate accanto alle potentille.
Chi era il proprietario di questa casa con pitture murali di qualità altissima, tanto da insistere sul dettaglio botanico? Non è possibile ipotizzarlo. Certo aveva gusti raffinatissimi e anche grandi risorse, a giudicare dalla qualità delle pitture che gli archeologi hanno trovato. I committenti così danarosi sceglievano con cura le decorazioni delle proprie dimore, che erano anche un luogo di rappresentanza, non solo luogo della loro vita quotidiana. Chi osservava questi decori, con ogni probabilità conosceva le relazioni e i significati subliminali che essi potevano trasmettere.
Ma quale significato potevano avere delle potentille in una casa? Che si trattasse di passione per il dettaglio botanico, di questioni propiziatorie o di semplice passione per la “letteratura scientifica” del tempo, sicuramente ripresa da Plinio, la qualità di questi fini dettagli pittorici a Cremona è sorprendente, una delizia osservarli alla mostra Pictura Tacitum Poema, in corso fino al 21 maggio al Museo del Violino.
La mostra è imperdibile, espone (mai prima d’ora) i frammenti di affreschi dalla Domus dei Candelabri dorati di via Colletta e dalla Domus del Ninfeo di piazza Marconi, a confronto con altre decorazioni parietali più celebri da Pompei, Roma e Ostia.
Un racconto della pittura che si fa poesia silenziosa.
Il biglietto di 7 euro li vale tutti e permette anche di entrare gratuitamente al Museo Archeologico San Lorenzo, dove sono esposti altri frammenti delle domus in mostra, tra cui un grande lacerto pavimentale in cocciopesto e tessere musive, rarissimo esempio nel nord Italia.
Non ti resta che visitare la mostra e quando entrerai nel padiglione Amati ricordati di cercare anche la Potentilla, che così, passando incuriosita tra i tavoli degli affreschi, ho contribuito ad identificare.
Anna Maria Rizzi
INFO MOSTRA:
Pictura Tacitum Poema Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona
Museo del Violino – Museo Archeologico San Lorenzo, Cremona – fino al 21 maggio 2023
https://musei.comune.cremona.it/it/mostre-ed-eventi/pictura-tacitum-poema
Il catalogo della mostra, edito da Ante Quem, è curato da Elena Mariani con Nicoletta Cecchini e Marina Volonté, costa €. 29,00 e contiene approfondimenti di alto livello scritti in un linguaggio accessibile anche ai non esperti.
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