La secca dei fiumi è un fenomeno tranquillo. Certo dopo un po’ diventa un titolo per i giornali, ma non scomoda la protezione civile, non impone blocchi del traffico, deviazioni, allontanamento dei curiosi ed evacuazioni di popolazioni in golena. Semplicemente l’acqua a poco a poco sparisce, il fiume si assottiglia e la gente quasi non se ne accorge. Anzi mentre la piena di solito si svolge con un clima da tregenda, cupo e temporalesco, la secca cresce in tante belle giornate di sole, una dopo l’altra.
A Pasquetta sono capitato al Po nella zona della Chiavica
di Alberone (frazione di Chignolo Po). Lì c’è un famoso ristorante e i gitanti mangiavano tranquilli. Davano solo un’occhiata distratta al grande fiume, assaporavano pescetti e chiacchieravano con calma; qualcuno prendeva il sole sulla riva e qualcun altro se ne andava lamentandosi del prezzo. Ad accorgersi della secca è stato solo un gruppo di bagnanti che con tre barche avevano raggiunto una spiaggia mai vista prima sulla riva piacentina. Naturalmente non stavano facendo rilevazioni scientifiche sulla spiaggia riemersa, ma un bel barbecue per pranzare in compagnia.
Più in là trovo il sig. Luigi con la sua casotta degli amici del fiume in un bosco di pioppi industriali. Una iniziativa spontanea di un gruppo di amici che si godono la bellezza naturale del Po. Non mi parla dell’asciutta, ma dei bei tempi andati quando il Po offriva un sacco di pesci.
Non contento di aver visto il Po vado anche su una riva dell’Adda nella zona che viene chiamata della cava, nei pressi di Lodi. La situazione è simile: un ristorante in una qualsiasi domenica di inizio primavera, solo un pescatore ed una grandissima spiaggia, molto più estesa del solito. Il fiume si è ritirato ed ha lasciato dietro di sé un manto di sporcizia che si distribuisce equamente lungo tutto il percorso: bottigliette, lattine dall’aria quasi antica, pacchetti di biscotti e persino un copertone di ruota molto grande (di un trattore?) consunta, ma completa. Insomma, il fiume si ritira e ci restituisce tutto quello che vi abbiamo gettato intenzionalmente o meno. Niente di eccezionale come succede per il Po che ha restituito manufatti della guerra ed automobili finite chissà come nel fiume. Qui solo sporcizia.
Più difficile vedere gli effetti della secca sul Lambro settentrionale. Mi affaccio da un ponte. Si percepisce che l’acqua è molta meno del solito. Lo si capisce dalle piccole spiaggette che appaiono, da alcune massicciate in mattone che emergono e dai rami, probabilmente incastrati sui fondali, che vibrano come bandiere al vento.
Ieri è piovuto, pochissimo a dire il vero, non certo sufficiente a restituire ai fiumi l’acqua che non c’è più. A preoccuparsi sono solo gli agricoltori, ma nessun altro sembra accorgersi che i nostri fiumi spariscono in silenzio.
Cristoforo Vecchietti
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