Dai tesori dei Longobardi di Laus Pompeia la chiave per l’archeologia lodigiana

La Signora di Laus che lasciò questa terra tra la fine del 500 e il 615 dopo Cristo non può aver pensato che le sue spoglie e i suoi preziosi sarebbero stati oggetto di attenzioni del tutto straordinarie, come quelle che sono servite per portarli dalla terra allo stupendo allestimento nel 

Scegliamo di non pubblicare altri scatti per rispetto alla Signora di Laus Pompeia, rimandando ai canali ufficiali e ad una visita di persona di questi eccezionali reperti: valgono il viaggio.

Museo Laus Pompeia, inaugurato ieri in pompa magna alla presenza di importanti autorità.

Musealizzare una tomba espone a risvolti delicati che coinvolgono il pudore e il senso di rispetto verso l’essere umano. L’allestimento realizzato a Lodi Vecchio per la Signora di Laus, per quanto esposto e immediatamente visibile dall’ingresso (il piccolo museo è quasi una casa di vetro piena di luce), è un gesto di rispetto dove il ricco corredo non distrae l’attenzione dal fatto che si tratta della sepoltura di una donna di millecinquecento anni fa.

Consapevole del fatto che probabilmente la tomba venne violata in passato (Ferucci-Tronchin, 2018), si stringe il cuore pensando che questa Signora di cultura longobarda (con i due bambini sepolti non distanti) ha sicuramente ricevuto attenzioni più onorevoli in vita che dalle vicende post mortem, di cui le cure per arrivare alla musealizzazione sono forse -almeno- un risarcimento alla memoria.

Una ressa come quella vista ieri per l’archeologia in piccolo paese di provincia non la vedevo da… forse non l’ho mai vista: è sembrato di tornare a quel 18 maggio del 2014 quanto il museo venne inaugurato, e ieri si sono inaugurate solo due vetrine!

L’attesa e il fatto di aver perso quasi tutta la presentazione della dottoressa Iorio per la ressa in biblioteca non hanno lasciato l’amaro in bocca, perché la ricostruzione della sepoltura della Signora di Laus e i corredi delle due sepolture infantili esposti nell’altra vetrina, sono davvero eccezionali e immagino che diventeranno un grande traino per il museo.

Sarà così che, attirata dai preziosi e dall’oro, la gente si avvicinerà alla storia delle nostre origini e, opportunamente indirizzata a visitare anche il resto del piccolo museo e l’area archeologica, porrà attenzione anche agli altri oggetti e resti, frammentari, poco preziosi in termini di valore intrinseco, ma di altissimo valore per la storia del nostro territorio. Storia che non si limita ai Romani: già il fatto di uscire un po’ dalla cornice classica in cui si immagina Laus Pompeia con questi straordinari reperti di epoca longobarda, contribuisce a rendere poliedrica e più articolata la percezione del nostro passato anche a chi mastica poco la storia.

So che il giorno dopo un evento così importante e ben riuscito chiedere altro è pretenzioso, ma visto che le capacità e le professionalità in grado di realizzare le cose ci sono e visto che l’archeologia (fisiologicamente) si muove con tempi… archeologici, è bene portarsi avanti e chiedere che il panorama temporale e culturale di Laus Pompeia e del Lodigiano si amplifichi e coinvolga anche i periodi più remoti: l’età del Bonzo, l’età del Rame, il Neolitico e possibilmente oltre. La presenza ieri sera del sindaco di Lodi, impegnato con i suoi collaboratori nella riattivazione del museo civico all’ex linificio (che comprende anche una collezione archeologica del territorio), fa ben sperare in una collaborazione tra musei per creare senso civico verso le tematiche dell’archeologia che vada oltre all’immancabile “allora l’ha trovato il tesoro” che puntualmente mi sento dire durante l’assistenza archeologica, e chissà mai che anche altri musei del territorio (e già le idee mi frullano per la testa) si lascino coinvolgere in una positiva “corrente archeologica ascensionale”.

Ritengo infatti di vitale importanza che l’archeologia e il suo significato profondo, che va ben oltre i reperti preziosi, venga compresa dalla gente: solo in questo modo potrà cessare il continuo depauperamento dei siti sepolti che sicuramente esistono anche nel Lodigiano e che sono stati esposti (e lo sono tuttora) ai cercatori di tesori, che ne danneggiano la stratigrafia rendendola illeggibile, privando tutti noi della possibilità di recuperare tasselli di storia delle nostre origini.

Come un cuore da bambina felice, ringrazio di cuore tutti coloro che, in anni di lavoro relazionale e perseveranza, sono riusciti a realizzare questo progetto.

Anna Maria Rizzi

Visita i nuovi reperti di epoca longobarda al Museo Laus Pompeia, vicolo Corte Bassa 14, Lodi Vecchio (LO)

Museo privo di barriere architettoniche

Aperto il sabato e la domenica dalle 15 alle 18.30, ma è meglio verificare sui canali ufficiali:

https://www.facebook.com/museolauspompeia/about

https://www.instagram.com/museolauspompeia/

http://www.lauspompeiamuseo.it/

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